“Se muoio è stata mia moglie”, il messaggio scritto all’amante

Manda un messaggio all’amante e per questo la moglie ha anche rischiato l’ergastolo, ma poi è stata assolta.

E’ una storia che potrebbe tranquillamente essere una scena di un film, eppure è successo per davvero: una donna infatti rischiava l’ergastolo per colpa di un sms del marito che ha scritto all’amante prima di morire.

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“Se mi succede qualcosa è stata mia moglie” queste sono le parole presenti nel messaggio suddetto, le stesse che hanno costretto la donna a subire un processo che è arrivato fino alla Corte d’Assise che alla fine l’ha assolta.

Lei è scoppiata a piangere, abbracciando i difensori, sciogliendo così la tensione e la paura della condanna appena scampata: “Non ho ucciso mio marito”, aveva detto in aula Gaia P., 49 anni, spiegando di essere andata a dormire, la notte del 5 aprile 2021 e di aver trovato al mattino dopo il corpo dell’uomo, che aveva gravi problemi di salute, già privo di vita. Ebbene, alla fine i Giudici le hanno creduto fino ad assolverla.

Sms prima di morire: la moglie rischia l’ergastolo ma i Giudici le credono

Alla fine i Giudici le hanno creduto, dopo che la donna ha rischiato di finire all’ergastolo per un messaggio del marito prima di morire mandato all’amante: non c’è stato nessun omicidio.

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“Il fatto non sussiste” ha stabilito la giuria presieduta dalla giudice Alessandra Salvadori che ha poi continuato: “È una sentenza di giustizia con la quale la Corte ha affermato nel caso concreto il principio costituzionale del giusto processo e della presunzione d’innocenza. Leggeremo con attenzione le motivazione”.

Il caso in questione è stato quello che ha visto protagonista Ettore Treglia di 50 anni, malati di tumore e dedito all’alcool che assumeva in grandi quantità nonostante una peg. I soccorsi sono arrivati dopo la chiamata della moglie resasi conto del fatto che il marito non respirasse più: con loro anche il medico legale intervenuto non aveva riscontrato alcun segno di violenza stabilendo che si fosse trattato di una morte naturale dovuta alle precarie condizioni di salute in cui versava.

Il colpo di scena arriva poco prima della cremazione, un particolare che aveva portato il pm Paolo Cappelli aveva immediatamente bloccato il funerale, quando già la bara stava per essere cremata. E l’autopsia eseguita aveva rivelato che l’uomo era stato soffocato, avvalorando così la tesi dell’omicidio e rendendo quell’ultimo messaggio di Treglia un segnale premonitore che qualcosa di terribile stesse per accadergli.

L’esame autoptico era stato invalidato, non poteva cioè essere utilizzato come prova, perché l’imputata, nel momento dell’esame medico legale disposto dalla procura, non era ancora stata indagata, bensì compariva come persona offesa in quanto parente della vittima. L’avvocato Alberto De Sanctis aveva puntato sulla lesione del diritto alla difesa, in quanto era già chiaro che, per l’accusa, lei fosse la principale sospettata del delitto. Annullata l’autopsia, tutto ciò che rimaneva e che si poteva utilizzare erano le fotografie scattate al cadavere” questo si legge sul sito MSN.

Alla fine dopo un lungo giudizio la versione della moglie era stata creduta, lei in aula di Tribunale aveva affermato: “Ha tentato di fare sesso con me e io l’ho respinto con fatica facendo forza con le mani sul collo, sulle spalle e sul torace per allontanare il suo volto dal mio”. Una cosa è certa Treglia prima di morire è stato aggredito e strangolato.

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