Il sequestro del cellulare si può a tutti gli effetti considerare simile ad una intercettazione telefonica: ecco perchè.
Forse non è qualcosa di chiaro a tutti, ma il sequestro del proprio telefono cellulare non è qualcosa da sottovalutare, infatti si può considerare a tutti gli effetti equiparabile ad una intercettazione telefonica.
Ricordiamo infatti che nel nostro telefono in linea di massima sono contenute le chat private, i vari social, gli accessi a tutti i nostri collegamenti: particolari che danno la possibilità di ricostruire anche se a distanza di tempo tutti i nostri movimenti e la nostra vita.
Ed è per questo motivo che la cosa migliore da fare è sempre quella di correre ai ripari cosi da potere sopperire al problema: di questo si è appunto occupata Giulia Bongiorno, presidente della Commissione giustizia del Senato, ed il senatore forzista Pierantonio Zanettin, hanno presentato un disegno di legge che interviene sulla disciplina del sequestro di tali apparati, introducendo l’articolo 254 ter del codice di procedura penale.
Cellulare, il sequestro è come una intercettazione telefonica
Insomma non ci sono davvero dubbi, essere vittima di un sequestro del proprio cellulare può essere paragonato ad una vera intercettazione telefonica che viola la nostra privacy sotto ogni punto di vista.
“Dovrebbe essere circondato da garanzie al pari delle intercettazioni e la selezione dei loro contenuti dovrebbe essere assistita da un contraddittorio tra le parti per decidere cosa sia rilevante a fini processuali, anche in relazione alla conservazione dei dati nell’archivio digitale delle intercettazioni”, queste sono le parole di Bongiorno e Zanettin e ancora: “La Cassazione, con la sentenza numero 17604 del 2023, ha stabilito riguardo al sequestro di tali dispositivi la illegittimità, per violazione del principio di proporzionalità e adeguatezza, in caso di mancata indicazione di specifiche ragioni a un’indiscriminata apprensione di tutte le informazioni ivi contenute”.