Repubblica, grazie a Valentina Tomirossi, ha realizzato un servizio in cui riporta le testimonianze di tante persone, anche ragazzi, che affrontano la propria sessualità in modo del tutto personale
Sesso e disabilità, parole che, se associate, suonano troppo spesso come un tabù. Ecco perché Repubblica, attraverso la penna di Valentina Tomirotti, giornalista, social media manager e attivista del mondo disability, ha deciso di dar voce a persone con disabilità, che hanno raccontato la loro esperienza accettando di aprirsi. Sono uscite fuori testimonianze preziose.
Max Ulivieri, Diversity Manager del Comune di Bologna, è per esempio uno dei protagonisti del podcast Sexability con l’andrologo Nicola Macchione. Ha sempre affrontato l’argomento in modo diretto: “Spesso sono ospite in scuole per parlare di sesso e assistenza sessuale alle persone con disabilità. Il quadro a volte è grottesco, mi piace stuzzicare i ragazzi ponendo anche delle domande scomode: ‘Secondo voi, sono in grado di avere rapporti sessuali?’. Un ragazzo ha risposto: ‘Non credo tu possa fare sesso, anche se penso tu abbia delle zone erogene’. Altre volte ho chiesto quali e quante posizioni fossi in grado di assumere: ‘Solo del missionario, ma al contrario, con la donna sopra’, era stata la risposta”. Ulivieri ha confidato di aver chiesto anche di sex toys (considerati oggetti “non eterosessuali” da alcuni ragazzi) e se i giovani conoscessero dei film in cui ci sono scene di sesso con disabili: “Corro da te”, hanno detto in classe. Il film, con protagonisti Myriam Leone e Pierfrancesco Favino, lascia intendere come l’unica possibilità di avere rapporti sessuali per i disabili sia appunto tra loro stessi.
L’atto sessuale, come racconta Valentina Tomirotti, cambia da persona a persona e la disabilità, soprattutto se fisica, ne modifica lo svolgimento. “Non il fine”, dice Elisabetta P, impiegata amministrativa di Milano: “Il rapporto sessuale per me è palestra d’anima e corpo. Inizia dalla presa iniziale, cioè il prendermi dalla carrozzina e adagiarmi altrove. Deve esserci sintonia e bisogna saperlo fare. Non mi sono mai sentita di rinunciare al piacere solo perché c’era di mezzo la mia carrozzina tra me e l’altra persona. La cosa importante è non inciampare nelle ruote e utilizzare i freni per renderla una base di partenza”.
Mattia L., invece, è uno studente universitario di Perugia. Per lui il sesso è ancora un tema da riscoprire: da poco tempo la sua vita è cambiata per colpa di un incidente e adesso è in carrozzina. “Ora il sesso è una questione che non sento di affrontare, nemmeno come pulsione. Non so ancora riconoscermi così. Se non sono capace in prima persona, è difficile essere appetibile per qualcun altro”. Andrea R., grafico di Roma, ha aggiunto la sua testimonianza. Ha “osannato” l’evoluzione delle dating app come Tinder: “Mi hanno svoltato la vita, finalmente posso avere una vita sessuale normalizzata come chiunque altro. Mi permettono di dialogare, il tema della mia disabilità così non è più un marchio di fabbrica. Conosco gente, ci parlo, solo dopo viene fuori questo tema. Il più delle volte arrivo lo stesso a uscire e a combinare qualcosa”.
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