Quando le accuse infamanti di pedofilia l’hanno colpito, Gylfi Sigurdsson era uno dei giocatori di punta dell’Everton e uno dei centrocampisti più apprezzati della Premier League. Da quel momento però tutto è cambiato…
Nel 2021 era uno dei nomi di punta della Premier se si parlava di mezzali offensive, giocatori in grado di dare alla propria squadra fantasia, inserimenti e gol.
Gylfi Sigurdsson, islandese, classe 1989, poteva una carriera spesa soprattutto in Inghilterra con Reading, Tottenham, Swansea e soprattutto Everton con cui aveva messo insieme 156 presenze e 31 gol in tutte le competizioni. Per lui anche una parentesi in Germania, con l’Hoffenheim, 39 presenze e dieci gol in Bundesliga. Un giocatore di ottimo livello, una della colonne della nazionale islandese che stupì tutti a Euro 2016, arrivando fino ai quarti di finale. Con l’Islanda 78 partite giocate e 25 reti, terzo nella classifica dei migliori marcatori all-time della selezione nordica. Poi però la vita di Sigurdsson è cambiata, o sarebbe meglio dire è implosa, s’è accartocciata su se stessa, facendo vivere all’uomo – prima che al calciatore – due anni d’inferno. Sigurdsson viene accusato di abusi sessuali su minori, di fatto l’accusa è di pedofilia. Un marchio infamante.
L’iter investigativo dura mesi che diventano anni, la polizia britannica lavora, interroga possibili testimoni, cerca prove, ma non trova alcuna sostegno reale alle accuse che vengono mosse al giocatore. Sigurdsson intanto è stato allontanato dall’Everton e anche dalla nazionale. È ormai dimenticato dal mondo del calcio, la sua ultima partita giocata risale al 23 maggio 2021, sconfitta 5-0 sul campo del City di Guardiola. Un tunnel oscuro in cui Sigurdsson precipita, la moglie lo lascia e lui rimane solo, tornando a casa in Islanda. Sigurdsson continua a professarsi innocente e ad aprile 2023 arriva la decisione della Corte della Greater Manchester: “Non ci sono elementi per procedere contro l’accusato”. L’accusa di abusi su minore cade e Sigurdsson è libero di riprendere la sua vita. Avvia l’iter per ottenere un maxi-risarcimento per quanto gli è stato fatto.
Sigurdsson, a 34 anni, è tornato a giocare. L’ha fatto lontano dai riflettori della Premier, con la maglia del Lyngby, squadra che milita nella seconda serie danese. Squadra allenata da Freyr Alexandersson, islandese come lui. Un modo per ricominciare dopo un incubo di due anni.
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