Tasse, conoscete la ritenuta d’acconto: di cosa si tratta?

Di che cosa parliamo con il termine ritenuta d’acconto e che valore ha sulle tasse che ogni anno ci troviamo a pagare?

Forse non tutti hanno a che fare con questo metodo, eppure ci sono alcune società che pagano attraverso ritenuta d’acconto. Per chi non lo sapesse si tratta di un importo dedotto al momento del pagamento delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti e dei professionisti. Tale somma va quindi versata all’erario dal sostituto di imposta, ossia il soggetto che applica la ritenuta.

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Ovviamente le percentuali non sono uguali per tutti e cambiano anche in base ai vari parametri anagrafici e a seconda del tipo di collaborazione e anche del lavoro che viene svolto.

Il fatto che venga applicata la ritenuta d’acconto non coincide però con il fatto che gli importi dedotti vengano puntualmente versati al fisco, motivo per il quale ogni singolo lavoratore dovrebbe di tanto in tanto almeno fare le dovute verifiche” questo riporta la nota ufficiale. Ma entriamo nel merito della questione.

Tasse, come funziona la ritenuta d’acconto?

Cominciamo subito dicendo che la ritenuta d’acconto è una trattenuta di ordine fiscale che viene applicata dal sostituto di imposta per conto delle autorità fiscali, cosi come riporta la nota ufficiale: “Chi eroga reddito paga parte delle imposte del fornitore. È una misura introdotta con il decreto del Presidente della Repubblica 600/1973 e pensata per ridurre l’evasione nel mondo dei lavoratori autonomi”.

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Lo scopo per cui viene utilizzata è quella di alleggerire i doveri e gli impegni del contribuente e quindi invece di chiedere un pagamento unico, il fisco divide il carico in più parti. Ad ogni modo che sia per le persone fisiche che per le aziende, la ritenuta si applica in due casi:

  • gli importi trattenuti vengono versati al fisco, questo facilita e garantisce il pagamento delle imposte
  • ridurre l’evasione fiscale.

E si applica per stipendi che sono riconducibili:

  • redditi da lavoro dipendente (e quelli assimilabili)
  • compensi dei lavoratori autonomi
  • provvigioni per prestazioni anche occasionali
  • interessi e guadagni da obbligazioni, titoli assimilabili e cambiali finanziarie
  • premi da vincite di vario genere (come da articolo 23 del già citato decreto del Presidente della Repubblica 600/1973.

Capito questo, il particolare di cui tenere conto è che la ritenuta si applica anche verso i compensi che si usano per retribuire i dipendenti e per saldare anche le varie prestazioni che riguardano il lavoro autonomo. Inseguito a questo sarà proprio il sostituto di imposta a dovere impegnarsi a versare tutto il dovuto al fisco, cosa che in genere si fa entro il sedicesimo giorno del mese che segue quello in cui il lavoratore è stato pagato.