Quando le temperature e il termometro segna oltre 35 gradi, allora le regole impongono uno stop al lavoro. Entriamo nel merito.
Il caldo non sta davvero lasciando scampo e tra le novità dell’ultimo periodo ci sta anche quella legata al lavoro e infatti nel caso in cui il termometro dovesse segnare 35 gradi effettivi o percepiti allora le cose potrebbero cambiare.
Infatti si potrebbe non andare a lavoro, si tratta di una regola che ha a che fare con le aziende: è possibile richiedere all’Inps la cassa integrazione ordinaria in caso di temperature sopra i 35 gradi o con una temperatura inferiore per chi lavora su asfalti stradali, sui tetti o in luoghi con elevato tasso di umidità.
Una decisione che ha anche a che fare con il benessere dei lavoratori: ricordiamo infatti che Inps e Inail hanno diffuso le linee guida per potere prevenire le patologie che derivano dallo stress termico, aggiungendo inoltre anche una specie di decalogo che è elaborato dall’Inail in cui si parla anche della riorganizzazione dei turni di lavoro, di favorire le pause e rendere accessibili le aree ombreggiate.
Termometro oltre i 35 gradi: stop al lavoro
Insomma come detto prima, il lavoro può cambiare anche nel caso in cui gli eventi meteo non fossero totalmente a favore: oltre a quanto detto prima, le aziende possono chiedere la cassa integrazione anche per l’afa e in caso di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa causata dalle temperature elevate. La misura era già stata adottata lo scorso anno.
“Nel 2022 dei 61.672 decessi in Europa a causa del caldo, 18.010 sono avvenuti solo in Italia. Basti pensare che il New York Times ha ribattezzato Roma ‘The infernal City”, mentre nei pronto-soccorsi italiani arriva il “codice calore”. A pagare il prezzo più alto sono certamente le fasce più deboli della popolazione ma anche i lavoratori eccessivamente esposti al caldo infernale di questi giorni, come registrato dagli ultimi fatti di cronaca” questo si legge sul sito Msn che riporta un caso di non troppo tempo fa.
Ad avere parlato di questo argomento è stato anche Salvatore Cutaia, segretario generale FenealUil Milano-Cremona-Lodi-Pavia: “Il clima è una causa di incidente e anche di morte. Questa è una situazione che potrebbe ripetersi viste le temperature. C’è la cassa integrazione, la sospensione del lavoro e le accortezze che si possono mettere in cantiere. Però purtroppo queste azioni non sono state messe in campo e ci troviamo ancora una volta a dover piangere un lavoratore di 44 anni che ha solo fatto il suo lavoro”.