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Trauma cranico, quando ci si deve preoccupare?

Quando è il caso di preoccuparsi davvero se si parla di trauma cranico? Il discorso vale sia per adulti che per bambini.

Partiamo dal presupposto che con il termine trauma cranico si intende un danno a carico del cranio, dell’encefalo e dei suoi involucri e in linea di massima rappresenta una delle principali cause di morte in tutto il mondo a prescindere dalla fascia d’età.

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In genere la sua importanza e la sua incidenza varia negli adulti in base al sesso e all’area geografica di provenienza, tuttavia è stimata tra i 100 e i 600 casi ogni 100mila individui. Per quello che invece riguarda i bambini si può dire che la diagnosi è più numerosa nei maschi di una età compresa tra gli 0 e i 2 anni.

E’ sicuramente un evento che per nessuna ragione deve essere sottovalutato e per quello che concerne la sua gravità può essere lieve, moderato o grave, ad ogni modo si può distinguere in:

  • focale: il danno interessa solo una determinata area del cervello;
  • diffuso: il danno interessa diverse aree cerebrali.

E il danno o per meglio dire il traumatismo, può essere:

  • aperto: generalmente è provocato dall’impatto con oggetti appuntiti, infatti vi è la penetrazione degli stessi nel cuoio capelluto e nel tessuto cerebrale sottostante;
  • chiuso: si caratterizza per rapide accelerazioni e decelerazioni del cervello causate da violenti scossoni, colpi e impatti con oggetti.

Trauma cranico: quale sono le cause e i sintomi

Come detto prima, il trauma cranico è un problema da non sottovalutare mai, la cause possono essere diverse:

  • le cadute;
  • le aggressioni;
  • gli incidenti di varia natura;
  • le attività sportive.

Capito questo, la domanda che sorge spontanea è la seguente che cosa si deve fare in questi casi? Le conseguenze del trauma cranico possono essere anche molto gravi e nella maggior parte dei casi sono imprevedibili e quindi la prima cosa da fare è quella di andare al pronto soccorso.

Ma non finisce qua, il dolore deve essere controllato con dei farmaci come per esempio il paracetamolo e come dicono gli esperti sono sconsigliati i FANS e l’acido acetilsalicilico poiché la loro attività anticoagulante potrebbe aggravare eventuali emorragie non diagnosticate. È indispensabile il monitoraggio del paziente nelle 24 ore successive. Nei casi più gravi è richiesto anche il ricovero in terapia intensiva.

Argia Renda

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