Se si vuole rientrare nel nostro paese dopo aver passato un lungo periodo all’estero, bisogna fare attenzione agli adempimenti burocratici
Da sempre la migrazione del popolo italiano verso destinazioni estere è stata molto significativa. La spinta ad abbandonare il proprio paese è di solito la necessità. Necessità di trovare un lavoro diverso, più gratificante, più edificante, meglio pagato, con maggiore possibilità di crescita, ma spesso, purtroppo, semplicemente trovare un lavoro retribuito. Spesso si decide di non tornare, almeno per un bel po’ di anni.
Nell’ultima decade considerata il numero degli espatri è triplicato (dai 39mila nel 2009, ai 117mila nel 2019, per un totale di 816mila espatri in dieci anni), ma nell’ultimo anno sono anche rientrati dall’estero 46.824 cittadini italiani.
Può capitare, per chi è stato costretto a emigrare in cerca di un futuro migliore, che la nostalgia del paese d’origine prenda il sopravvento, ma in effetti, a meno di una scelta libera, non dettata da necessità incombenti, chi non vorrebbe vivere nel luogo in cui è nato e dove ha costruito tutta la rete sociale di amicizie e conoscenze, e tutta la vita stessa? “Paese che vai, usanza che trovi”, e per questo a volte “ritornano”. In generale, comunque il saldo tra chi entra e chi esce dal nostro paese rimane negativo, e nonostante le numerose difficoltà degli ultimi anni, coloro che lasciano il paese sono in aumento. Il numero di italiani che dall’estero ha deciso di tornare in patria è calato ed è più basso rispetto ai cittadini che decidono di lasciare il Paese. Rientrare in Italia richiede però qualche procedura da seguire attentamente.
La prima cosa da ricordare è di cancellare i propri dati dall’Anagrafe italiani residenti all’estero (Aire), per ristabilire la propria residenza fiscale in Italia e riaprire la posizione sanitaria presso il Servizio sanitario nazionale. L’iscrizione all’A.I.R.E. è un diritto-dovere del cittadino e costituisce il presupposto per usufruire dei servizi consolari forniti dalle Rappresentanze all’estero, nonché per l’esercizio di importanti diritti, quali per esempio i diritti elettorali, sanitari, sociali e fiscali, civili e personali.
La comunità dei cittadini italiani ufficialmente iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) ha superato la popolazione di stranieri regolarmente residenti sul territorio nazionale. Al 1° gennaio 2022 i cittadini italiani iscritti all’AIRE sono 5.806.068, il 9,8% degli oltre 58,9 milioni di italiani residenti in Italia. Mentre l’Italia ha perso in un anno lo 0,5% di popolazione residente (-1,1% dal 2020), all’estero è cresciuta negli ultimi 12 mesi del 2,7% che diventa il 5,8% dal 2020. In valore assoluto si tratta di quasi 154 mila nuove iscrizioni all’estero contro gli oltre 274 mila residenti “persi” in Italia.
La cosa fondamentale da tenere a mente per svolgere la procedura è la data del 3 luglio perché chi si cancella dall’Aire prima di tale giorno ristabilirà la propria residenza fiscale in Italia per tutto l’anno in corso, chi si cancella a partire dal 4 luglio conserverà la residenza fiscale all’estero per tutta la durata dell’anno solare. Questo implicherà la possibilità o meno di dover sottostare a un doppio regime fiscale. Senza dimenticare di dover pagare anche l’IMU se si sposta la residenza in una casa di proprietà. Fortunatamente esistono diverse convenzioni tra i paesi per ovviare al problema della doppia imposizione fiscale. In particolare, il decreto 147/2015 prescrive determinati requisiti per lavoratori autonomi, dipendenti e per il reddito d’impresa al fine di usufruire di alcune agevolazioni.
Con la circolare 33/2020 si stabilisce che le agevolazioni si applicano solo al reddito prodotto dal cittadino rimpatriato e non ai redditi generati dall’attività di impresa. Ricercatori e docenti che rientrano in Italia vedranno esclusi dalle imposizioni fiscali il 90% del reddito percepito all’estero. Per gli sportivi si parla d’agevolazione fiscale fino al 50% del reddito estero. Mentre i pensionati che rientrano, ma solo in comuni con meno di 20mila abitanti del Mezzogiorno, in base all’ articolo 24-ter del Testo unico delle imposte sui redditi potranno sfruttare una Flat tax al 7% per dieci anni. In ultimo è importante ricordare che se si fanno rientrare anche somme di denaro “fisicamente”, queste non possono superare i 10mila euro, ma anche trasferendo le somme da una banca all’altra si dovrà essere pronti a dimostrare la provenienza del denaro con certificazioni e documenti, in primis per le norme antiriciclaggio, ma in generale per gli eventuali accertamenti predisposti dall’Agenzia delle entrate.
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