Un operaio vive 5 anni in meno rispetto ad un dirigente: lo dice l’Inps
Il rapporto dell’Inps parla chiaro: un operaio vive cinque anni in meno rispetto ad un dirigente. Come mai succede questo?
Sembra proprio che non ci siano dubbi in merito alla questione, secondo i dati riportati dal rapporto dell’inps annuale, un operaio vive cinque anni in meno rispetto ad un dirigente, la sua aspettativa di vita è decisamente inferiore.
“Un ex-lavoratore dipendente, con un reddito coniugale nella fascia più bassa della distribuzione, ha un’aspettativa di vita a 67 anni, quasi 5 anni inferiore rispetto a quella di un ex-contribuente al Fondo Inpdai” questo riporta la nota ufficiale e ancora: “con reddito nella fascia più alta della distribuzione. Tali differenze tra le donne sono meno pronunciate, ma comunque rilevanti”.
Insomma davvero una situazione allarmante che da un certo punto di vista porta anche il lavoratore stesso a decidere di lasciare il lavoro anche prima del tempo stabilito: ma approfondiamo il discorso.
Operaio vive di meno rispetto al dirigente e aumentano le dimissioni volontarie
Non ci sono davvero dubbi in merito alla questione, secondo il rapporto annuale stilato dall’Inps, le aspettative di vita di un operaio sono davvero inferiori rispetto a quelle di un dirigente e questo porta i diretti interessati a lasciare il lavoro prima del tempo.
Nel 2022 l’input complessivo di lavoro, misurato in settimane, è risultato del 4,1% più alto di quello del 2019 mentre il monte dei redditi da lavoro e delle retribuzioni, corrispondente all’imponibile previdenziale, si è avvicinato ai 650 miliardi di euro, con un aumento dell’8% rispetto al 2019.
“La temuta grande ondata di licenziamenti post pandemia non si è verificata e la Naspi, così come gli altri ammortizzatori sociali, quali la malattia e la Cassa integrazione guadagni, sono tornati a svolgere un ruolo ordinario di supporto del lavoratore in periodi temporanei di inattività” queste le parole della commissaria dell’Inps, Micaela Gelera.