Un giornalista ha creato un chatbot che parli con la sua voce ed esprime i suoi pensieri. Per aiutare il figlio con neurodiversità
“Sarà un’eredità che lascerò a mio figlio, che è autistico e non parla. Chi si occuperà di lui e dei suoi amici potrà contare su una risorsa in più per continuare a sostenere la mia battaglia per affrancarli dallo status di fantasmi”. Con queste parole Gianluca Nicoletti, speaker radiofonico e giornalista, commenta l’innovativa e rivoluzionaria idea realizzata per aiutare il figlio autistico: creare un Chatbot che parli con la sua voce e che ragioni come lui.
Da anni Nicoletti è impegnato nella lotta alla difesa dei diritti delle persone con neurodiversità, provando a prevenire ogni forma di discriminazione e offrendo tutto il supporto necessario alle famiglie che nel proprio nucleo hanno una persona autistica. Si è preso cura in prima persona del figlio, che non parla ed ha bisogno di assistenza, ed ora sta già pensando a come poterlo sostenere quando non ci sarà più.
Nicoletti spiega di aver progettato un vero e proprio alter ego di se stesso. In gardo di parlare con la sua voce e di ragionare come lui: “Stiamo costruendo un altro me stesso vocale, un agente intelligente che dovrebbe riprodurre perfettamente il mio modo di parlare” spiega Nicoletti, che aggiunge di essere “seguito dalle persone tecnologicamente più competenti nel campo specifico”. Non solo: “Non mi sono voluto limitare alla costruzione di un mio clone vocale. Lo sto anche nutrendo con tutto quello che ho detto, scritto e pensato durante la mia vita professionale. Ho iniziato a depositare le mie parole e i miei pensieri in un laboratorio dove si elaborano ad altissimo livello progetti legati all’IA”.
Grande attenzione alla tonalità della sua voce. Il suo marchio di fabbrica. La sua caratteristica più significativa. “Mi appartiene come mi appartengono un braccio, una gamba, un rene, il fegato, il cuore. Probabilmente è il tratto distintivo che mi rende riconoscibile più di ogni altra mia caratteristica esteriore”, scrive il giornalista pensando al futuro del proprio figlio autistico.
Dai suoi testi, con le sue parole, cercherà di riprodurre una copia di se stesso, in grado di potersi prendere cura del figlio. “La tecnologia mi permette di attivare la base di dati che produce le mie parole, oltre il naturale seppellimento negli archivi in cui sono riposte. Perché dovrei dunque rinunciare alla fantastica avventura di farmi saccheggiare e ricomporre da un Intelligenza Artificiale?” chiede Nicoletti su La Stampa. “Trovo che sia questa la prima grande opportunità di esperienza metafisica che ci offre questa nostra ultima e velocissima fase evolutiva – aggiunge -. “Davvero vogliamo dare per scontato che il salto antropologico che segna la contemporaneità possa essersi esaurito con la modalità social?”.