Le foto in cui l’animale sanguinante e pescato per errore viene tenuto in mano da alcune persone della cucina del ristorante ha sollevato un polverone
Uccidere uno squalo, esporlo come trofeo e deriderlo come se fosse qualcosa di andato a male e che non conta nulla, non solo è sbagliato ma può essere controproducente. Anzi, per quello che è successo a un ristorante in Francia, lo è stato di sicuro. Mettere le foto incriminate sui social è stata poi una pessima idea. Uccidere due volte un aninale, usarlo come un trofeo e far pensare che potesse essere un nuovo piatto gourmet nel menù ha sollevato un polverone incredibile.
La foto di un raro esemplare di squalo finito “per sbaglio” nella rete dei pescatori che rifornisce ogni giorno il ristorante ‘Le Gambaro’, sull’isola di Levant, al largo della Costa Azzurra ha avuto un effetto boomerang. Il famoso ristorante e il suo proprietario probabilmente non si sono resi conto di quello che stava per accadere, ovvero che quell’istantanea, potesse suscitare così tanta rabbia e indignazione. Se poi si viene a sapere che lo squalo immortalato presumibilmente è una di quelle specie a rischio d’estinzione, perché pare si trattasse di uno squalo Mako, apriti cielo.
Tanto che appena le foto sono state messe sui social, la gente ha cominciato a inondare di proteste e indignazione nei commenti sotto il post. Talmente tante si sono sollevate le polemiche in rete fino a ad attrarre l’interesse e l’attenzione dell’ufficio francese di Sea Shepherd Conservation Society, “no-profit internazionale a tutela della fauna ittica e gli ambienti marini che, infatti, ha deciso di denunciare il locale ‘reo’ della pesca involontaria”.
Ed è successo il finimondo. Secondo gli attivisti, almeno per quello che riferisce l’importante quotidiano Le Figaro, Le Gambaro, ristorante tipico con vista sul porto dell’isola che ha il privilegio di avere il pesce fresco nel menù ogni giorno, non sarebbe nuovo a questo tipo di pesca per nulla involontaria. “Anche nel 2019 Le Gambaro aveva inserito in menù lo squalo Mako“, gridano a gran voce gli attivisti che sono anni che si lamentano dell’atteggiamento del ristorante e del proprietario e aggiungono che questa specie “non era ancora strettamente protetta, ma era già in pericolo di estinzione“.
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