Mentre lo sciopero degli sceneggiatori prosegue, un giudice ha deciso di negare l’assegnazione del copyright ad un’immagine generata da un’AI
Le polemiche intorno all’utilizzo dell’intelligenza artificiale in ambito artistico proseguono e, stavolta, è stato affrontato il tema del copyright. Negli ultimi mesi, infatti, la disponibilità del copyright per un’opera concepita da un’AI, è stato un tema a dir poco dibattuto, a causa dell’innegabile complessità socio-filosofica che esso rappresenta.
Se un’intelligenza artificiale indirizzata da un uomo genera un’opera d’arte, a chi va asseganto il diritto d’autore?… Se ho concepito un software, e poi questo ha generato autonomamente un’immagine artistica… a chi va il merito? All’intelligenza artificiale in se o a colui che ha concepito gli algoritmi che sorreggono quella determinata forza creatrice?
Una domanda a dir poco sfaccettata a cui, tuttavia, un giudice sembra aver fornito una e una sola risposta. Difatti, un giudice federale pare aver stabilito perentoriamente che, un’opera generata da un’intelligenza artificiale, non può contenere alcuna protezione dal punto di vista del copyright, poiché “l’autorialità umana è una parte essenziale di una pretesa valida di diritto d’autore”. Ad avanzare tale interpretazione giuridica è stato il giudice Beryl Howell, durante il giudizio di un caso controverso, avvenuto di recente. Stephen Thaler, tecnico informatico, avrebbe generato un’immagine attraverso l’intelligenza artificiale, di cui poi, avrebbe preteso i diritti.
Il giudice, dopo aver nuovamente respinto la richiesta, ha dichiarato: “L’atto della creazione umana – e i modi di incoraggiare al meglio gli individui a praticare tali creazioni, promuovendo la scienza e le arti utili – sono sempre stati centrali nel diritto d’autore americano sin dalle origini. Le entità non umane non hanno bisogno di incentivi con la promessa di diritti esclusivi garantiti dalla legge americana, perciò il diritto d’autore non è stato progettato per loro”. Una disamina tanto semplice e lineare, quanto difficilmente confutabile. Tuttavia, gli aggiornamenti in merito a questioni di tale complessità, si fanno sempre più frequenti e corposi e, di conseguenza, è facile che verranno radicalmente alterati alcuni equilibri precari della polverosa industria dell’arte.
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