In America sono diminuiti e di molti le vendite della birra Bud Light, il motivo è strettamente collegato alla testimonial dello spot.
E’ successo tutto nelle scorse ore, nell’area del Nord America, l’Anheuser-Busch ha subito un calo del 10% delle entrate, che si traducono in una diminuzione di ricavi pari a 395 milioni di dollari rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Entrando ancora di più nello specifico questo calo si è registrato per il marchio della birra Bud Light che una volta era quella più consumata negli Usa: di recente infatti i dati di vendita sono stati davvero pessimi e pare che il motivo sia strettamente collegato ad un motivo in particolare
Il motivo è legato alla campagna pubblicitaria voluta dalla società che ha visto protagonista l’influencer transgender Dylan Mulvaney. Una situazione che ha creato una polemica molto ampia e infinita, ma entriamo nel dettaglio.
Bud Light diminuiscono le vendite: la colpa è dello spot pubblicitario
Non ci sono davvero dubbi, la colpa di tutto questo è strettamente collegato alla campagna pubblicitaria partita lo scorso Aprile, cosi come riportano i tabloid americani, si tratta di una vera operazione di boicottaggio che ha visto schierarsi anche personaggi conosciuti e di primi piano.
Insomma il tutto è accaduto perchè la società ha deciso di scegliere come testimonia per la birra in questione, un personaggio transgender: dai social sono partiti i sentimenti anti-trans che poi hanno anche coinvolto il panorama politico: il governatore della Florida Ron DeSantis è intervenuto sulla vicenda chiedendo ai gestori di fondi pensione del suo Stato di valutare azioni legali contro i produttori del marchio Bud Light. DeSantis ha attribuito alla società la colpa di sposare quelle che definisce ideologie sociali radicali.
Quindi il tutto ha portato ad un vero e proprio flop che non solo ha coinvolto il marchio stesso, ma che ha portato anche diversi membri della comunità Lgbtqia+ a prendere le distanze dall’azienda per non aver sostenuto Mulvaney fino alla fine della tempesta mediatica.