Nel corso degli ultimi 5 anni, in tutta Italia sono emersi numerosi casi di persone che hanno percepito il sussidio senza averne diritto.
Davvero particolare il caso di un uomo di 39 anni di Senigallia, nelle Marche, che è stato assolto di recente dall’accusa di percepire indebitamente il reddito di cittadinanza. Il protagonista di questa vicenda era stato beneficiario del sussidio in quanto risultava quasi nullatenente agli occhi del Fisco. Tuttavia, durante ulteriori controlli è emerso che aveva un conto su un sito di giochi online con una somma di 7.000 euro non dichiarata, che utilizzava per scommettere e giocare in rete. Tutto è iniziato 2018, a seguito dell’entrata in vigore del reddito di cittadinanza, per il quale l’uomo aveva presentato regolarmente la richiesta. La sua domanda era stata accettata rapidamente dall’INPS, che si era regolata in base ai dati forniti.
Nei mesi successivi, però, la Guardia di Finanza ha condotto una serie di accertamenti sul suo conto, scoprendo l’esistenza di 7.000 euro al suo interno. Secondo quanto raccolto, pare che l’uomo stesse utilizzando questa somma per giocare e scommettere online, e che non l’avesse dichiarata al momento della richiesta del reddito di cittadinanza. Per questo motivo il sussidio gli è stato revocato ed è stato processato per indebita percezione, che a quel punto era arrivata a ben 12.000 euro.
La Procura di Ancona aveva chiesto una condanna ad otto mesi di reclusione per l’uomo. Tuttavia, la sua difesa si è basata sull’errore commesso dal centro di assistenza fiscale (CAF) al quale si era rivolto per la richiesta del reddito. Secondo l’avvocato difensore, l’impiegato del CAF avrebbe fornito all’uomo dei moduli da compilare senza specificare la necessità di indicare eventuali rendite da giochi online.
La difesa ha sostenuto che l’uomo non aveva intenzionalmente nascosto quei soldi, ma non sapeva di doverli dichiarare. Questa argomentazione, apparentemente surreale, è stata esposta davanti al giudice, che ha deciso di approfondire la normativa che disciplina il reddito di cittadinanza. Alla fine, il giudice ha dovuto assolvere l’imputato. Le motivazioni della sentenza saranno rese note nei prossimi giorni. Probabile che la volontà dell’uomo di restituire l’intera somma percepita dall’INPS negli anni successivi all’inchiesta abbia influito sull’esito finale del processo.
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